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NEW DELHI, 14 DIC - A un anno dallo stupro shock di una studentessa di New Delhi, non accenna a diminuire la violenza contro le donne in India, ma almeno si e' squarciato il velo di omerta' sugli abusi sessuali. E per la prima volta e' nata una coscienza femminile che ha portato alla denuncia di casi clamorosi, come quello contro il direttore del settimanale progressista Tehelka. La ragazza di 23 anni, soprannominata Nirbhaya, "colei che non ha paura", violentata il 16 dicembre 2012 su un autobus da un "branco" di sei giovani e morta dopo nove giorni di agonia, ha sollevato un'ondata di rabbia e ribellione che ha fatto tremare il governo costringendolo a varare una legge piu' severa anti-stupro e ad attuare diversi provvedimenti per proteggere le donne. Ma a New Delhi, la "capitale degli stupri", nei primi 11 mesi di quest'anno le violenze sessuali denunciate sono state 1.493, il doppio rispetto al 2012. Secondo alcuni, questa impennata e' dovuta all'"effetto Nirbhaya", che fa si' che le donne non si vergognino piu' di rivolgersi alla polizia. Ma secondo altri, pesa una vera impennata dei femminicidi nelle metropoli, di pari passo con il dilagare della criminalita' comune: impennata attribuita anche alla crescente diffusione della pornografia facilmente accessibile sugli smartphone. Nonostante il rafforzamento della polizia femminile, la creazione di "telefono rosa" a New Delhi e la pena di morte per gli stupratori assassini, le strade delle metropoli indiane non sono diventate in effetti piu' sicure per le donne. Esaurito il clamore e la pressione pubblica, molte promesse sono rimaste sulla carta. E' il caso del "fondo Nirbhaya", annunciato dal ministro delle Finanze P. Chidambaram nella legge di Bilancio a febbraio e che stanzia 10 miliardi di rupie (circa 160 milioni di euro) per diversi progetti, tra cui quello di dotare i mezzi pubblici di un sistema Gps. I soldi non sono ancora stati spesi a causa dei dissidi tra i due ministeri competenti. Del resto, in India dove si conta uno stupro ogni 20 minuti, non "c'e' una formula magica" per risolvere questa piaga, come ha detto Indira Jaisingh, vice procuratore alla Corte Suprema, sottolineando "gli stereotipi che ancora circondano la vittima di uno stupro''. La mentalita' patriarcale prevalente nella societa' indiana sta pero' velocemente cambiando con la presa di coscienza delle donne, che non sono piu' disposte a subire soprusi. E' il caso di una giovane mamma stuprata a Calcutta che ha chiesto di essere identificata con il proprio nome o della giovane stagista che ha denunciato per molestie un giudice in pensione della Corte Suprema. Il settimanale Outlook ha dedicato nel suo penultimo numero la copertina al "Femminismo 2.0" che sta emergendo per ora solo nei contri urbani, ma che potrebbe propagarsi anche nel profondo delle campagne. L'ultima "Nirbhaya" e' stata una giornalista aggredita in un ascensore di un hotel a Goa da un noto giornalista, Tarun Tejpal, che ora si trova in prigione. ''La mia battaglia ha il solo scopo - ha scritto - di difendere la mia integrità e il diritto a rivendicare che il mio corpo e' di mia proprietà: non un giocattolo del mio datore di lavoro". (ANSA).
NEW DELHI, 14 DIC - A un anno dallo stupro shock di una studentessa di New Delhi, non accenna a diminuire la violenza contro le donne in India, ma almeno si e' squarciato il velo di omerta' sugli abusi sessuali. E per la prima volta e' nata una coscienza femminile che ha portato alla denuncia di casi clamorosi, come quello contro il direttore del settimanale progressista Tehelka. La ragazza di 23 anni, soprannominata Nirbhaya, "colei che non ha paura", violentata il 16 dicembre 2012 su un autobus da un "branco" di sei giovani e morta dopo nove giorni di agonia, ha sollevato un'ondata di rabbia e ribellione che ha fatto tremare il governo costringendolo a varare una legge piu' severa anti-stupro e ad attuare diversi provvedimenti per proteggere le donne. Ma a New Delhi, la "capitale degli stupri", nei primi 11 mesi di quest'anno le violenze sessuali denunciate sono state 1.493, il doppio rispetto al 2012. Secondo alcuni, questa impennata e' dovuta all'"effetto Nirbhaya", che fa si' che le donne non si vergognino piu' di rivolgersi alla polizia. Ma secondo altri, pesa una vera impennata dei femminicidi nelle metropoli, di pari passo con il dilagare della criminalita' comune: impennata attribuita anche alla crescente diffusione della pornografia facilmente accessibile sugli smartphone. Nonostante il rafforzamento della polizia femminile, la creazione di "telefono rosa" a New Delhi e la pena di morte per gli stupratori assassini, le strade delle metropoli indiane non sono diventate in effetti piu' sicure per le donne. Esaurito il clamore e la pressione pubblica, molte promesse sono rimaste sulla carta. E' il caso del "fondo Nirbhaya", annunciato dal ministro delle Finanze P. Chidambaram nella legge di Bilancio a febbraio e che stanzia 10 miliardi di rupie (circa 160 milioni di euro) per diversi progetti, tra cui quello di dotare i mezzi pubblici di un sistema Gps. I soldi non sono ancora stati spesi a causa dei dissidi tra i due ministeri competenti. Del resto, in India dove si conta uno stupro ogni 20 minuti, non "c'e' una formula magica" per risolvere questa piaga, come ha detto Indira Jaisingh, vice procuratore alla Corte Suprema, sottolineando "gli stereotipi che ancora circondano la vittima di uno stupro''. La mentalita' patriarcale prevalente nella societa' indiana sta pero' velocemente cambiando con la presa di coscienza delle donne, che non sono piu' disposte a subire soprusi. E' il caso di una giovane mamma stuprata a Calcutta che ha chiesto di essere identificata con il proprio nome o della giovane stagista che ha denunciato per molestie un giudice in pensione della Corte Suprema. Il settimanale Outlook ha dedicato nel suo penultimo numero la copertina al "Femminismo 2.0" che sta emergendo per ora solo nei contri urbani, ma che potrebbe propagarsi anche nel profondo delle campagne. L'ultima "Nirbhaya" e' stata una giornalista aggredita in un ascensore di un hotel a Goa da un noto giornalista, Tarun Tejpal, che ora si trova in prigione. ''La mia battaglia ha il solo scopo - ha scritto - di difendere la mia integrità e il diritto a rivendicare che il mio corpo e' di mia proprietà: non un giocattolo del mio datore di lavoro". (ANSA).