martedì 12 maggio 2009

ELEZIONI 2009 - Domani ultimo voto, mentre Bjp e Congresso iniziano la caccia agli alleati

Su Apcom

La lunga ed estenuante battaglia elettorale indiana arriva alla sua conclusione domani con la quinta e ultima tornata di voto che interessa oltre 107 milioni di elettori chiamati a scegliere i restanti 86 seggi della Camera Bassa o Lok Sabha. Si chiude così il sipario su una campagna elettorale che non ha visto grosse sorprese e che è stata dominata dallo scontro frontale tra il partito al potere del Congresso e dall’opposizione indu nazionalista del Bjp (Bharatiya Janata Party o Partito del Popolo Indiano).
Sabato prossimo sarà la volta dello spoglio delle schede elettroniche e inizierà quella che molti chiamano la “sesta fase” decisiva per formare la nuova coalizione di governo di questa quindicesima legislatura. Siccome è molto probabile che nessuno dei due partiti principali – che si trovano a testa a testa nei sondaggi – riuscirà a conquistare la maggioranza assoluta dei 543 voti dell’assemblea, saranno i “partitini” regionali a fare la parte del leone scegliendo da che parte stare. Le cosiddette alleanze “pre elettorali” non sembrano essere molto affidabili in India e quindi tutti i giochi e gli scenari sono attualmente aperti. La caccia agli alleati è già iniziata in questi giorni in cui Congresso e Bjp stanno intessendo complesse trame politiche per attrarre i leader degli stati più influenti come il popoloso stato settentrionale Uttar Pradesh, il vicino Bihar e il meridionale Tamil Nadu.
Proprio il Tamil Nadu, dove vivono 80 milioni di tamil, va al voto domani con gli occhi puntati al vicino Sri Lanka dove è in corso la brutale offensiva dell’esercito srilankese che sta causando centinaia di vittime tra la minoranza tamil nel Nord-Est dell’isola. I due principali partiti regionali, che da decenni dominano la politica del Tamil Nadu, hanno promesso di sostenere la causa dei tamil srilankesi, anche se non appoggiano apertamente il movimento separatista armato delle Tigri Tamil responsabile dell’uccisione dello statista Rajiv Gandhi, marito di Sonia, la leader del Congresso.
Sempre domani andrà al voto anche il collegio elettorale di Varun Gandhi, il nipote “ribelle” di Indira Gandhi, uno dei protagonisti più vivaci di questa campagna per le sue sortite nazionaliste contro i mussulmani che gli sono costate anche la galera. Il giovane Gandhi si è candidato nelle file del Bjp nella circoscrizione di Philibit, in Uttar Pradesh e si oppone al suo più famoso cugino Rahul, che si sta preparando a raccogliere l’eredità politica della dinastia Nehru-Gandhi.
Nell’ultimo sondaggio pubblicato dal quotidiano “Times of India”, la coalizione di centro sinistra guidata dal Congresso gode di un lieve margine sull’alleanza di destra del Bjp. Il partito di Sonia Gandhi - che a livello regionale è al potere solo in sette Stati – sta cercando di ottenere il supporto dei partiti comunisti (la terza forza in parlamento) che hanno formato il cosiddetto “Terzo fronte” unendosi con la leader degli intoccabili, la signora Kumari Mayawati, potente e controversa governatrice dell’Uttar Pradesh, che ambisce alla carica di primo ministro. I comunisti, concentrati negli stati del Bengala Occidentale, quello di Calcutta, e nel meridionale Kerala, non sarebbero però d’accordo a partecipare ad una coalizione guidata dal primo ministro Manmohan Singh, artefice del patto indo-americano sul nucleare civile da loro fortemente contestato.
Secondo la consuetudine, il partito che avrà più voti nello scrutinio di sabato, sarà convocato dalla presidente della repubblica Prathiba Patil per formare una maggioranza che a sua volta esprimerà il primo ministro. L’attuale premier Singh, 76 anni, economista oxfordiano e di fede sikh, potrebbe essere riconfermato per un secondo mandato nel caso di vittoria della coalizione del Congresso. Il suo diretto rivale è Lal Krishna Advani, ultraottantenne, leader nazionalista del Bjp, che in queste elezioni gioca l’ultima carta dei suoi 60 anni di carriera politica. Entrambi hanno concluso la campagna elettorale ieri con comizi nello stato del Punjab, il granaio dell’India e patria dei sikh, al confine con il Pakistan dove – per una curiosa coincidenza - tutti e due sono nati prima della sanguinosa partizione del subcontinente indiano.

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