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L’India ricorda oggi il 18esimo anniversario dell’uccisione di Rajiv Gandhi assassinato il 21 maggio del 1991 da una donna kamikaze appartenente al movimento separatista srilankese delle Tigri Tamil. La commemorazione assume un particolare significato quest’anno perché avviene tre giorni dopo la vittoria del governo di Colombo e l’eliminazione del leader ribelle Vellupillai Prabhakaran che da tre decenni guidava la lotta dei tamil per l’indipendenza del nord e nord-est dell’isola. Il numero uno dell’LTTE (Liberazione Tigri Tamil Eeelam) era stato condannato a morte in contumacia nel 1998 da un tribunale indiano con l’accusa di essere il mandante della strage costata la vita a 15 persone.
Ad uccidere l’ex premier Rajiv, marito di Sonia Gandhi, attuale leader del partito del Congesso, dopo un comizio elettorale in un piccolo centro del Tamil Nadu, era stata una giovane militante delle Tigri Tamil imbottita di tritolo che si era fatta esplodere mentre gli porgeva una ghirlanda di fiori. Le Tigri Tamil avevano accusato Rajiv di essere anti-tamil e volevano impedire che vincesse le elezioni del 1991. Quando era al potere aveva inviato una forza di pace per disarmare i ribelli in base ad un accordo firmato con Colombo nel 1987. Un anno fa Priyanka Gandhi, la secondogenita di Sonia, aveva incontrato in carcere una donna, Nalini, condannata all’ergastolo per complicità nell’assassinio.
La cerimonia per l’anniversario si è svolta stamane all’alba al mausoleo Vir Bhumi, sulle sponde del fiume Jamuna a Nuova Delhi, dove ci sono i memoriali di tutti gli statisti indiani. Sonia Gandhi, i due figli, il primo ministro incaricato Manmohan Singh e alcuni neo parlamentari del Congresso vi hanno preso parte.
La commemorazione era originariamente prevista a Sriperumbudur, il luogo della strage, nello stato meridionale del Tamil Nadu, ma è stata cancellata a causa di un allarme dell’intelligence indiana che teme possibili attacchi da parte dei militanti tamil fuggiti all’offensiva in Sri Lanka.
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