lunedì 24 marzo 2008

Tibet, è aumentato a 140 il bilancio delle vittime di due settimane di rivolta anticinese

In onda su Radio Vaticana
Il governo tibetano in esilio di Dharamsala ha reso noto un nuovo bilancio delle vittime delle violenze in Tibet che sarebbero 140. In un comunicato diffuso su internet sono stati pubblicati anche i nomi di 40 tibetani uccisi nelle proteste iniziate il 10 marzo. Secondo le autorità di Pechino i morti sarebbero però 22. L’agenzia di stampa statale ha riferito ieri di un poliziotto ucciso in disordini scoppiati a Garze, nel sud provincia di Sichuan, al confine con il Tibet. Fonti di informazione tibetane hanno però dichiarato che nei tumulti è morto anche un giovane monaco mentre un altro sarebbe gravemente ferito.
A oltre due settimane dall’inizio delle rivolte anti Olimpiadi, è però difficile avere un quadro chiaro della situazione. La Cina ha anche sospeso i viaggi turistici in Tibet. Continuerebbero anche i rastrellamenti a Lhasa, presidiata dall’esercito, dove ci sono stati nuovi arresti di sospetti responsabili dei saccheggi e violenze anticinesi del 14 marzo. Il ministro della sicurezza Meng Jianzhu ha detto che lo stato d’allerta in Tibet rimane alto e che sarà rafforzata quella che ha chiamata “la campagna di educazione patriottica” nei monasteri buddisti, secondo quanto scrive il Quotidiano del Popolo, organo d’informazione del partito comunista cinese. Intanto Pechino si è impegnata a rafforzare la sicurezza per evitare proteste durante il passaggio della fiaccola olimpica accesa ieri nel sito dell’antica Olimpia tra le contestazioni di attivisti filo tibetani

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