Su Radio Vaticana
E’ scaduto l’ultimatum imposto dalle autorità cinesi ai manifestanti di Lhasa perché si arrendano e pongano fine alle proteste. La capitale del Tibet si trova blindata da un massiccio dispiegamento di poliziotti che hanno preso posizione sui tetti degli edifici e creato posti di blocco nelle principali arterie stradali. Secondo alcuni testimoni e giornalisti sul posto, ci sarebbero stati dei rastrellamenti casa per casa dove sarebbero stati prelevati tutti coloro che sono stati trovati senza documenti di identità. La polizia sarebbe in assetto da guerra e pronta ad entrare in azione.
Intanto continua la pressione internazionale su Pechino che ha smentito di aver sparato sulla folla nel sedare le proteste scoppiate venerdì scorso. Secondo il governo tibetano in esilio a Dharmshala le vittime della brutale repressione sarebbero centinaia, ma le autorità cinesi hanno confermato solo 16 morti. Di fronte all’escalation della crisi, è intervenuto oggi anche il segretario di stato americano Condoleeza Rice che ha chiesto alla Cina di riaprire il dialogo con il Dalai Lama. Anche dall’India che dal 1959 ospita il leader religioso e la sua comunità, è arrivato un richiamo a non usare la violenza contro i dimostranti. Bisogna vedere ora fino a che punto la Cina intende mettere a repentaglio la sua immagine a cinque mesi dall’apertura delle Olimpiadi.
lunedì 17 marzo 2008
Tibet, scaduto ultimatum, scatta la rappresaglia?
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