lunedì 24 marzo 2008

Nancy Pelosi a Dharamsala: "Siamo qui per aiutarvi"

Da Dharamsala per Apcom

In una Dharamsala avvolta da bandierine tibetane e americane è arrivata stamattina la speaker democratica della Camera dei Rappresentanti americana Nancy Pelosi a portare il suo supporto al Dalai Lama. Giunta da Nuova Delhi dove si trovava in visita insieme ad una delegazione di parlamentari, Pelosi ha usato toni duri nel denunciare la “repressione” della Cina in Tibet e ha fatto appello alla comunità internazionale per “un’inchiesta indipendente internazionale” con lo scopo di verificare se le accuse di Pechino sono vere quando dicono che il Dalai Lama ha istigato le violenze. “E’ un’accusa che non ha senso perché Sua Santità è un paladino della non violenza – ha detto in una conferenza stampa in cui ha chiesto anche al governo di Pechino di permettere l’ingresso in Tibet di ispettori internazionali, di giornalisti “perché vedano di prima persona cosa accade” e al “personale medico perché possa assistere i feriti causati dalle azioni repressive dei cinesi”. Rispondendo ad una domanda, Pelosi ha detto che intende proporre al Congresso una “risoluzione” per chiedere un’inchiesta in modo da “chiarire che non ci siano connessioni tra il Dalai Lama e gli incidenti di violenza”.
La speaker americana è considerata una delle più convinte sostenitrici della causa tibetana e in passato ha avuto una posizione molto critica verso la Cina. Era stata lei a promuovere alla fine dello scorso anno l’assegnazione della Medaglia d’Oro del Congresso al leder spirituale tibetano. L’onorificenza era stata consegnata dallo stesso presidente Bush e aveva mandato Pechino su tutte le furie.
La delegazione del Congresso si trova in visita in India per discutere con il governo di Manmohan Singh della questione del cambiamento climatico e dell’intesa sul nucleare pacifico. “E’ il nostro karma, la nostra fede a volere che siamo capitati in questo momento doloroso ed è il nostro karma aiutare la gente del Tibet” ha detto davanti a una folla di circa 2000 persone davanti al tempio adiacente al quartiere generale del Dalai Lama. Tra di loro anche molti stranieri venuti a trascorrere le feste pasquali a Dharamsala per solidarietà. Dopo aver ricevuto in segno di benedizione la tradizionale sciarpa dorata, Pelosi ha aggiunto che la situazione in Tibet “è una sfida alla coscienza del mondo”. E poi: “se non abbiamo il coraggio di denunciare quanto facendo la Cina, allora non avremmo più l’autorità morale di denunciare altre violazioni di diritti umani nel resto del mondo”. Il suo discorso è stato interrotto più volte da lunghi applausi e da ampi segni di assenso del Dalai Lama, seduto a fianco, che più tardi, davanti alla stampa, l’ha definita “una speaker di una grande nazione campione di libertà e di democrazia”.
L’arrivo della delegazione parlamentare (a rappresentare i repubblicani il deputato James Sensenbrenner, intervenuto davanti ai giornalisti) è stato salutato da monaci e scolaresche lungo la strada principale di Mcleodganj, la borgata superiore di Dharamsala, che dal 1959 ospita la residenza e l’ufficio del Dalai Lama. Da una decina di giorni è in corso una serrata generale dei negozi e ristoranti gestiti da tibetani. Lungo i muri e ai balconi sono state affisse gigantografie delle raccapriccianti immagini dei dimostranti uccisi e torturati dalla polizia in Tibet, mentre un gruppo di esponenti del governo tibetano in esilio è impegnato in uno sciopero della fame ad oltranza.

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