Su Radio Svizzera Italiana
La marcia di protesta degli esuli tibetani contro le Olimpiadi cinesi è stata bloccata ancor prima che iniziasse. A Daramshala, il quartier generale del Dalai Lama, la polizia indiana ha vietato ad un centinaio di manifestanti di lasciare la vallata per iniziare un lungo e impervio trekking attraverso l’Himalaya che si sarebbe concluso tra sei mesi nella capitale tibetana di Lhasa. L’ordine di fermare la protesta è arrivato dal governo indiano che nel 1959 ha accolto il Dalai Lama in fuga, ma a patto che non organizzasse attività contro Pechino. L’iniziativa della marcia coincide con l’anniversario della fallita insurrezione in Tibet celebrato anche a New Delhi e a Katmandu, dove i dimostranti sono stati caricati dalla polizia nepalese. La ricorrenza è stata usata dal Dalai Lama per denunciare quelle che ha definito “le numerose, inimmaginabili e spaventose violazioni dei diritti umani e la negazione della libertà religiosa” in Tibet. Usando un tono insolitamente duro, l’anziano leader ha aggiunto che da “quasi sei decenni i tibetani vivono in un costante stato di paura, intimidazione e repressione sotto la sovranità cinese”. A proposito delle Olimpiadi, non ha però fatto appello al boicottaggio, ma ha chiesto che i giochi vengano usati "per ricordare a Pechino il rispetto dei diritti e delle libertà civili".
lunedì 10 marzo 2008
la polizia iundiana blocca la lunga marcia dei tibetani su Lhasa
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento