mercoledì 19 marzo 2008

Tibet, centinaia di persone arrestate nei rastrellamenti della polizia secondo governo in esilio

Su Radio Vaticana
Secondo le associazioni tibetane, sarebbero diverse centinaia le persone arrestate in rastrellamenti della polizia in diverse parti del Tibet. Il governo di Pechino sarebbe intenzionato a continuare il suo pugno di ferro per sedare la rivolta scoppiata la scorsa settimana e che, secondo le parole del premier Wen Jiabao, sarebbe stata istigata e fomentata dai sostenitori del Dalai lama. Secondo l’agenzia di stampa, Xinhua, 105 presunti rivoltosi si sono arresi a Lhasa dopo l’ultimatum scaduto lunedì notte. Nella capitale tibetana la situazione starebbe tornando alla normalità secondo la tv cinese, ma nel resto della regione himalayana ieri ci sono altre 19 vittime in scontri con la polizia. Gli attivisti tibetani hanno diffuso ieri sui siti internet le immagini raccapriccianti di manifestanti picchiati e torturati. Intanto il governo di Pechino avrebbe inviato altre truppe di rinforzo e come, ha detto il leader locale del partito comunista, sarebbe determinato a ingaggiare una lunga battaglia “per la vita o la morte” con il movimento tibetano.
Di fronte al precipitare delle crisi, il Dalai Lama ieri, da Dharamsala ha fatto appello al dialogo e alla non violenza minacciando le dimissioni da leader politico se la situazione dovesse degenerare nei prossimi giorni. Il leader religioso incontrerà venerdì Nancy Pelosi, la speaker della camera dei Rappresentanti americana da oggi in visita in India.

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