In onda su Radio Vaticana
Da New Delhi dove si trova per un ritiro spiriotiale, il Dalai Lama ha rivolto un nuovo accorato appello alla comunità internazionale per risolvere la grave crisi in Tibet. “Per favore aiutateci - ha detto - noi non abbiamo nessun potere se non quello della giustizia, della verità e della sincerità. Io posso solo pregare, ma per il resto sono impotente” - ha aggiunto il 72 enne leader spirituale tibetano che stamattina ha partecipato ad una riunione di preghiera interconfessionale al mausoleo del Mahatma Gandhi. Il Dalai lama aveva già fatto appello ieri alle autorità di Pechino perché riaprissero il dialogo. Davanti ai giornalisti ha poi denunciato l’”aggressione demografica” che sta avvenendo in Tibet. A Lhasa i i tibetani rimasti sarebbero 100 mila, appena la metà degli immigrati cinesi. “La Cina è uno stato di polizia – ha poi aggiunto e il Tibet ha adottato una legge del terrore”. Secondo fonti tibetane 140 persone sarebbero state uccise nelle settimane di repressione delle proteste antigovernative e un migliaio sarebbero gli arresti indiscriminati.
Dopo la missione dei giornalisti, che si è già conclusa, oggi rientra dal Tibet anche la delegazione di diplomatici di 15 Paesi invitati dal governo di Pechino che aveva accusato il Dalai Lama e i suoi sostenitori di aver sobillato e organizzato le proteste per screditare l’immagine della Cina a cinque mesi dall’inizio dei Giochi Olimpici.
sabato 29 marzo 2008
Dalai Lama: "aiutatemi, io posso solo pregare per il Tibet",
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