Su Radio Vaticana
L’esercito cinese è pronto a nuove azioni repressive contro i manifestanti tibetani che non si arrenderanno entro la mezzanotte di oggi quando scade l’ultimatum imposto dalle autorità di Pechino dopo i disordini scoppiati a Lhasa venerdì scorso. A temere nuova violenza è anche il Dalai Lama che ieri da Dharamshala ha detto ai giornalisti che la situazione è grave ed è diventata molto tesa. I tibetani sono molto determinati e i cinesi anche – ha detto - Il risultato non può essere che altri morti e altra sofferenza”. Secondo le stime del governo tibetano in esilio sarebbero 80 le vittime confermate degli scontri dell’altra settimana, ma le proteste si stanno estendendo nelle altre province confinate con il Tibet, tra cui il Sichuan dove ieri sono morte sette persone negli scontri con la polizia. Il governo cinese sta inviando mezzi di rinforzo e ha aumentato la sicurezza lungo il confine con l’India. In una conferenza stampa il Dalai Lama ha parlato di “regime del terrore” e di “genocidio culturale” che sarebbe in atto in Tibet, ma non ha fatto appello al boicottaggio delle Olimpiadi che inizieranno a Pechino tra 5 mesi. “Il popolo cinese ha bisogno di sentirsi fiero. La Cina merita di accogliere i Giochi – ha detto - ma ha occorre ricordare a Pechino che ha l’obbligo di comportarsi in modo consono a chi ospita le Olimpiadi”.
lunedì 17 marzo 2008
Tibet, scade oggi ultimatum a dimostranti
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