Messo in onda su Radio Vaticana
E’ salito a tredici morti il bilancio delle vittime del triplice attentato che nel primo pomeriggio di ieri ha colpito le tre città di Varanasi, Lucknoew e Faizabad nel popoloso stato settentrionale dell’Uttar Pradersh. Quasi simultaneamente sei ordigni azionati a distanza e nascosti in biciclette parcheggiate nei cortili interreni dei palazzi di giustizia sono esplose seminando il terrore tra avvocati e magistrati in pausa pranzo. A Varanasi, la città sacra sul Gange in passata già colpita da attacchi di matrice islamica, si è registrata la più potente delle esplosioni che ha ucciso nove avvocati e ferito gravemente altri 45. Gli investigatori puntano il dito contro i gruppi di militanti estremisti filo pachistani che cercano di alimentare la tensione tra gli induisti e la minoranza mussulmana. L’attentato sarebbe stato organizzato con precisione e avrebbe delle similarità con altri avvenuti in diverse città indiane negli ultimi anni. Potrebbe essere anche una vendetta nei confronti degli avvocati dell’Uttar Pradesh che una settimana fa avevano aggredito alcuni sospetti militanti mentre si recavano in tribunale. Tre estremisti della nota organizzazione Jaish-e-Mohammed erano stati arrestati. Avrebbero confessato di avere un piano per sequestrare Rahul Gandhi, il figlio dell’italiana Sonia che guida il partito del Congresso. Intanto la triplice strage di ieri è stata rivendicata da un gruppo abbastanza sconosciuto, Al Hind Mujahiddin.
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