Messo in onda da Radio Svizzera Italiana
Il rilascio di 3400 oppositori politici e la promessa di Musharraf di abbandonare l’uniforme tra pochi giorni quando presterà giuramento come presidente, non sono bastati a convincere il Commonwealth. Nella riunione in Uganda, le ex colonie britanniche hanno deciso per consenso di sospendere il Pakistan fino a quando non sarà ripristinata la democrazia e la legalità sospese con la dichiarazione dello stato di emergenza del 3 novembre. Anche se non ha nessun effetto concreto, la sospensione - la seconda in 8 anni - è un brutto colpo per il generale di Islamabad che, dopo le pressioni degli Stati Uniti, sta cercando di allentare il suo pugno di ferro e di trovare una via di uscita allo stallo con l’opposizione che minaccia di boicottare il voto di gennaio. Il Partito Popolare pachistano di Benazir Bhutto per adesso ha deciso di partecipare alle elezioni parlamentari e di presentare le candidature. Potrebbe rientrare in gioco anche l’altro ex premier, Nawaz Sharif, ora in esilio che avrebbe raggiunto un accordo con il governo saudita per il suo ritorno, forse già la prossima settimana. In sua visita a sorpresa a Ryad, Musharraf aveva tentato di riallacciare i rapporti con il suo maggiore rivale che aveva esautorato dopo il golpe del 99.
Il complesso risiko della politica pachistana è quindi ancora tutto da giocare. Gli occhi sono puntati ora su Musharraf che dopo aver ottenuto l’ultimo via libera dalla Corte Suprema per il rinnovo del suo mandato presidenziale, dovrebbe lasciare l’incarico di capo delle forze armate al generale Ashfaq Parvez Kayani, già designato come suo successore.
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