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La Corte Suprema pachistana ha spianato la strada per la riconferma di Pervez Musharraf alla carica di presidente del Pakistan. Il massimo organo giudiziario ha respinto cinque dei sei ricorsi presentati contro la sua candidatura alle elezioni dello scorso 6 ottobre in quanto incompatibile con la carica di capo delle forze armate che Musharraf riveste fin dal suo golpe del 1999. L’ultima petizione sarà discussa nei prossimi giorni, ma è probabile che seguirà la stessa sorte. Dopo la dichiarazione dello stato di emergenza del 3 novembre i giudici della Corte Suprema erano stati rimossi in quanto si erano rifiutati di prestare giuramento sotto le nuove leggi speciali. Erano stati sostituiti con giudici filo governativi. Era stato esautorato per la seconda volta anche il giudice Iftikar Mohammed Chaudry, protagonista delle dimostrazioni prodemocratiche di qualche mese fa e ora agli arresti domiciliari. Il via libera dei giudici ad un nuovo mandato quinquennale era stato indicato da Musharraf come la condizione per abbandonare l’uniforme. Un passo che avrebbe promesso di fare entro la fine del mese e che soddisferebbe una delle richieste più pressanti degli Stati Uniti, del Commonwealth e anche della rivale politica Benazr Bhutto. E’ significativo che la sentenza della Corte Suprema sia arrivata un giorno dopo la partenza di Jonh Negroponte, il vicesegretario di stato americano, che ha esortato Musharraf a revocare lo stato di emergenza per le elezioni parlamentari che il generale vorrebbe indire per l’8 gennaio.
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