venerdì 30 novembre 2007

India e Europa verso un accordo di libero scambio nel 2008

Pubblicato su Apcom


Un accordo di libero scambio alla fine del 2008 e una posizione comune sul cambiamento climatico. Sono questi i due principali risultati dell’ottavo vertice tra l’India e l’Unione Europea che si è svolto oggi a Nuova Delhi. Il primo ministro indiano Manmohan Singh, il presidente europeo di turno, il premier portoghese José Socrates e il responsabile della Commissione Europea Josè Manuel Barroso si sono impegnati a rafforzare le relazioni indo-europee soprattutto in ambito commerciale e in quello dell’energia pulita.
Il blocco dei 27 Paesi europei è il principale partner commerciale dell’India con 46 miliardi di euro di interscambio (assorbe un quinto dell’import-export indiano) ed è anche il più importante per il flusso di investimenti esteri. La conclusione di un Free Trade Agreement (Fta), i cui negoziati sono iniziati circa un anno fa, ”avranno l’effetto di dare un ulteriore impulso alle nostre relazioni” ha detto Barroso. Il premier Singh, nella conferenza stampa al termine degli incontri, si è augurato di arrivare all’accordo di libero scambio nel prossimo summit che si terrà in Francia tra un anno.
Tuttavia ci sarebbero ancora molti ostacoli per arrivare ad un’intesa sulla riduzione dei dazi doganali e delle barriere non tariffarie. Numerose divergenze sono emerse anche ieri al Summit Economico Indo-Europeo organizzato dalla CII, la Confindustria indiana. Il commissario europeo Peter Mandelson ha sottolineato che l’India deve liberalizzare i servizi e aprire agli stranieri il sistema degli appalti pubblici, mentre il governo indiano preme perché Bruxelles rimuova le barriere non tariffarie e gli ostacoli tecnici alle importazioni extracomunitarie. Si tratta dello stesso contenzioso che divide i Paesi industrializzati e il G20 dei Paesi emergenti guidati da India e Brasile in seno dei negoziati sul commercio multilaterale di Doha ora in stallo. Barroso ha sottolineato che l’accordo di libero scambio deve “essere ambizioso”, ma secondo le parole di Kamal Nath, il ministro indiano del commercio estero e strenuo negoziatore di Doha, l’India “vuole essere sicura di ottenere di più di quello che è disposta a concedere”.
L’altro punto di novità del summit è stata l’attenzione al cambiamento climatico. Dopo l’ultimo rapporto dell’IPCC (il Comitato Intergovernativo sul cambiamento del Clima, co-vincitore del Premio Nobel per la Pace di quest’anno) e alla vigilia della Conferenza dell’Onu a Bali, la questione ambientale ha assunto un ruolo primario per la diplomazia internazionale. “Uno dei principali risultati dei nostri incontri – ha detto il premier portoghese Socrates – è quella di aver raggiunto una posizione comune sulla necessità di un “buon compromesso” e di una precisa road-map per la riduzione delle emissioni inquinanti dopo il 2020. Questo compromesso deve essere ottenuto tenendo presente responsabilità comuni, ma diverse” tra Paesi Sviluppati e Paesi in via di Sviluppo.
L’India (e anche la Cina), che nei prossimi anni diventeranno i maggior i inquinatori mondiali, si rifiutano di accettare limiti alle emissioni di CO2 della loro nascente industria dopo la scadenza di Kyoto. “India ed Europa si impegnano a stabilizzare la concentrazione dei gas responsabili dell’effetto serra nell’atmosfera a un livello tale da evitare interferenze umane dannose per il sistema del clima” si legge nella Dichiarazione Comune di 9 pagine resa nota al termine del summit che sottolinea anche la necessità “di un’azione globale da parte di tutte le parti, secondo le comuni ma diverse responsabilità e rispettive capacità, con i Paesi sviluppati che guidano l’iniziativa”. Il “fardello” di ripulire l’aria rimane quindi sui Paesi ricchi e questa posizione è accettata dall’Unione Europea.
Tra gli altri risultati concreti c’è la creazione a Nuova Delhi di un European Business and Technology Center (Ebtc) che sarà finanziato inizialmente con la somma di 7 milioni di euro. E’ stato anche firmato un nuovo accordo di cooperazione triennale che prevede lo stanziamento di 260 milioni di euro nei settori della sanità, scuola, aviazione civile e per la cooperazione accademica e culturale.

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