Messo in onda dalla Radio Svizzera Italiana
Secondo quanto promesso prima delle elezioni presidenziali del 6 ottobre, il generale Pervez Musharraf avrebbe dovuto lasciare l’uniforme oggi, 15 novembre, giorno in cui il parlamento nazionale giunge alla scadenza naturale del suo mandato. Adesso la nuova data per lasciare l’incarico di capo delle forze armate che riveste dal ’99, è slittata a fine mese in base a quanto ha detto in un’intervista ad una agenzia di stampa. A oltre dieci giorni dalla dichiarazione dello stato di emergenza, il Pakistan rimane sospeso in un limbo politico da cui è difficile intravedere una via d’uscita. Musharraf starebbe aspettando anche il giudizio della Corte Suprema, dove ora siedono giudici filogovernativi, sulla legittimità della sua nomina a presidente. La sentenza dovrebbe giungere alla fine di questa settimana, ma non è certo un elemento determinante per il ritorno alla legalità costituzionale. Lo stato di emergenza potrebbe rimanere in vigore anche durante le elezioni parlamentari previste all’inizio di gennaio. Nonostante l’insistenza degli Stati Uniti che hanno deciso di inviare forse già domani il vicesegretario di stato americano John Negroponte, Musharraf continua con il suo pugno di ferro. L’ex campione di cricket e oppositore politico Imran Khan, arrestato mentre fomentava una protesta studentesca a Lahore, sarà giudicato in base alle leggi speciali sull’antiterrorismo. Potrebbe rischiare l’ergastolo. Si acuisce anche la crisi con la ex alleata Benazir Bhutto agli arresti domiciliari e che sta cercando di creare un unico fronte di opposizione contro il presidente coinvolgendo anche i partiti islamici e l’ex premier e rivale politico Nawaz Sharif, che si trova in esilio a Dubai.
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