Messo in onda da Radio Svizzera Italiana
“Sono tornato per giocare il mio ruolo e anche per mettere fine alla dittatura”. E’ quanto ha dichiarato l’ex premier Nawaz Sharif in un’intervista sull’aereo che da Jeddah lo riportava in patria nella sua roccaforte di Lahore dove è atterrato nel tardo pomeriggio accolto da migliaia di simpatizzanti. Sono le stesse parole pronunciate lo scorso 10 settembre quando era ritornato dall’esilio la prima volta, in un’atmosfera cupa e carica di tensione, per essere espulso poche ore dopo. Sono in molti a chiedersi che cosa è cambiato da allora per Sharif, che dopo sette anni di confino, è ritornato oggi con tutti gli onori di un leader politico con il fratello e diversi famigliari. Accantonate le accuse di corruzione e di tradimento, Pervez Musharraf non solo non ha ostacolato il suo rimpatrio, ma lo ha fatto scortare dall’aeroporto al centro di Lahore ricoperto di bandiere e striscioni in suo onore. Il suo ritorno ricorda quello di Benazir Bhutto lo scorso 18 ottobre, che è stato però macchiato dall’attentato terroristico che ha ucciso 140 attivisti di partito. Questa volta la polizia ha impedito alla folla di organizzare un corteo di benvenuto. Sharif è arrivato appena in tempo per presentare la sua candidatura alle elezioni parlamentari dell’8 gennaio dove dovrà fronteggiare il Partito Popolare Pachistano guidato dalla rivale Bhutto che avrebbe deciso di non boicottare il voto. Intanto per Musharraf si avvicina la scadenza di fine mese indicata come data per abbandonare l’uniforme. Un portavoce del governo ha detto che il generale di Islamabad dovrebbe dimettersi da capo della forze armate gia martedì prima di prestare giuramento come presidente per un secondo mandato di 5 anni.
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