domenica 18 novembre 2007

Pakistan, braccio di ferro con Usa sullo stato di emergenza

Messo in onda dalla Radio Svizzera Italiana


“Lo stato di emergenza non è compatibile con elezioni libere, corrette e credibili”. Sono le parole di John Negroponte che a conclusione della sua missione di due giorni a Islamabad ha richiamato all’ordine Pervez Musharraf chiedendogli di ritornate alla legalità costituzionale e liberare gli oppositori politici. Difficile dire se il generale di Islamabad che ha promesso di lasciare l’uniforme a fine mese si piegherà alle pressioni americane e farà marcia indietro. In un discorso pubblico aveva detto che lo stato di emergenza sarà revocato solo quando non sarà più necessario per salvaguardare l’ordine e la sicurezza del Paese. Ha reiterato questa sua posizione anche al numero due della diplomazia di Washington che non ha mancato di elogiare gli sforzi del governo pachistano nella lotta contro il terrorismo islamico. La Casa Bianca continuerebbe quindi per ora a considerare Musharraf un alleato credibile. Negroponte ha anche parlato per telefono con Benazir Bhutto, la leader del partito Popolare pachistano, per convincerla a riprendere i negoziati per un patto politico pre elettorale con Musharraf. Dopo gli arresti domiciliari e il rilascio dell’ex premier le possibilità di un accordo sarebbero tramontate.
La visita di Negroponte quindi non avrebbe sbloccato lo stallo in cui si trova il Pakistan. Tutto dipenderà a questo punto dalle reazioni di Washington che mostra sempre più insofferenza. Il “New York Times” ha rivelato che da sei anni gli americani aiutano Islamabad a proteggere il suo arsenale atomico con un piano costato finora 100 milioni di dollari, ma alcuni segreti non sarebbero mai stati svelati da Musharraf.

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