mercoledì 21 maggio 2008

Allarme OMS: sovrappeso il 47% degli informatici indiani

Su Apcom
Il boom dell’informatica è stato la chiave del successo economico dell’India, ma ora sta mettendo a rischio la salute della sua popolazione. Troppe ore passate davanti al computer, i turni massacranti dei call centers, lo stress da ufficio stanno causando un aumento di casi di obesità, ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari. Secondo uno studio dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 47% dei colletti bianchi indiani è sovrappeso, soprattutto nelle metropoli dove stanno velocemente cambiando le abitudini alimentari grazie all’arrivo delle grandi catene di fast food. Un altro 27% soffre di ipertensione e il 10% sarebbe diabetico. I risultati sono basati su un sondaggio effettuato tra 35 mila addetti di dieci industrie indiane e altri 22 mila individui scelti a caso. Si tratta di malattie croniche fino a 20 anni fa sconosciute in India dove esiste una popolazione giovane composta dal 40% di minori di 18 18 anni.
Gli effetti di una vita sedentaria, della mancanza di esposizione di luce solare, di una dieta sbilanciata potrebbero portare anche ad un forte aumento della spesa sanitaria. Nel suo studio, l’agenzia dell’Onu calcola una perdita economica di 236 miliardi di dollari nel 2015 causata da uno stile di vita sbagliato, senza contare il probabile aumento di decessi per disturbi cardiaci e altre “malattie del benessere” tra la classe urbana medio-bassa quando inizierà a invecchiare. L’India ha oggi dai 25 ai 30 milioni di diabetici, che è il numero più alto nel mondo.
Tra le cause principali ci sono le condizioni di lavoro che costringono ingegneri e manager impiegati nel settore dell’outsourcing a passare quasi 12 ore al giorno seduti davanti al computer con un solo giorno di riposo settimanale.
L’ambiente altamente competitivo delle multinazionali americane - che attirati dai bassi salari hanno spostato in India i loro call centers e centri di ricerca - e la pressoché mancanza di organizzazioni sindacali hanno trasformato le nuove generazioni di indiani in “cyber-coolies”, un termine non lusinghiero che equipara gli informatici ai facchini e manovali che erano sfruttati dai britannici durante il periodo coloniale.
I medici indiani hanno inoltre lanciato l’allarme sulla carenza di vitamina D riscontrata in molti manager di Mumbai che passano lunghe giornate in ufficio o dietro i finestrini oscurati delle loro auto e che è dovuta alla scarsa esposizione al sole.
E’ curioso che qualche settimana fa il presidente americano George W. Bush, e prima di lui Condoleezza Rice, aveva messo in relazione il rincaro dei prodotti alimentari con il miglioramento della dieta di 350 milioni indiani appartenenti alla nuova classe media. Una dichiarazione che aveva suscitato molte polemiche e accuse di ipocrisia verso gli Stati Uniti, che come ha ricordato il ministro del commercio indiano Kamal Nath “consumano e sprecano molto più cibo che qualsiasi altro Paese al mondo”.

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