In onda su Radio Vaticana
Ha sollevato molte critiche la decisione della giunta birmana di prorogare gli arresti domiciliari della leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi. Il limite di cinque anni per la carcerazione preventiva è scaduto ieri. Sembrava che dopo gli sforzi diplomatici dell’Onu, ci fosse qualche speranza che la giunta cambiasse idea soprattutto considerando la catastrofe del ciclone Nargis che 25 giorni fa ha devastato il sud del Paese. Il segretario generale Ban ki-Moon, che aveva discusso di San Suu Kyi con il leader birmano Than Shwe durante il suo incontro la scorsa settimana, si è detto rammaricato, ma ha aggiunto che il dialogo proseguirà attraverso il suo inviato Ibrahim Gambari. Anche Stati Uniti e Unione Europea hanno deplorato la proroga della detenzione di altri 12 mesi. L’inviato europeo Piero Fassino ha detto che la decisione è inaccettabile tanto più perché viola il limite massimo di 5 anni previsto dalla legge per gli arresti domiciliari.
Intanto non è chiaro se l’Onu potrà finalmente distribuire gli aiuti in modo massiccio come promesso dalle autorità. Finora sono stati soccorsi un milione di superstiti. Secondo un portavoce delle Nazioni Unite devono ancora essere raggiunte un milione e 400 mila persone nel delta dell’Irrawaddy dove sono stati segnalati i primi casi di colera.
martedì 27 maggio 2008
Prorogata di un anno carcerazione di Aung San Suu Kyi
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