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Il test del missile balistico Agni III, lanciato oggi da un’isola della costa orientale dell’Orissa, ha aggiunto un nuovo tassello alla corsa al riarmo di India e Cina. Il missile a testata nucleare ha una gittata di 3000 chilometri ed è quindi in grado di raggiungere Pechino o Shangai. L’Agni III (“agni” in sanscrito significa fuoco) è la punta di diamante dell’arsenale missilistico indiano sviluppato dal Drdo (Defence Research and Development Organization). Si tratta del secondo test andato a buon fine dopo il fallimento del primo lancio nel luglio 2006 quando gli scienziati indiani persero il controllo dell’ordigno finito nelle acque del Golfo del Bengala poco dopo un minuto dalla sua partenza.
L’esperimento di oggi è significativo perché rafforza la capacità di deterrenza dell’India non solo nei confronti del “nemico” Pakistan, ma anche della Cina con cui esiste una notevole “asimmetria” militare. Ma è anche importante perché coincide con un momento di attrito tra i due giganti asiatici entrambi impegnati nella corsa per l’egemonia politica ed economica dell’Oceano Indiano. E’ della scorsa settimana la rivelazione del quotidiano britannico “The Indipendent” che la Cina sta costruendo una base sotterranea segreta in grado di ospitare sommergibili nucleari sull’isola di Hainan, nel Mar della Cina Meridionale. La notizia, corredata di immagini satellitari, ha fatto scattare un campanello di allarme a Nuova Delhi che teme una possibile intrusione di Pechino nella propria area di influenza dell’Oceano Indiano, uno spazio marino strategico per la presenza delle rotte petrolifere e commerciali. La paura è che la Cina “accerchi” l’India con la sua strategia del “filo di perle” che consiste nel costruire legami commerciali e marittimi con l’Africa Orientale, le Seychelles, lo Sri Lanka, Bangladesh, Myanmar e naturalmente il Pakistan, suo migliore alleato, nonché grande beneficiario di tecnologia nucleare e missilistica cinese. La base di Hainan ospiterà i nuovi sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare che saranno pronti a partire dal 2010. Secondo gli esperti militari si tratta di un arsenale diretto a controbilanciare le mosse americane nello stretto di Taiwan. Ma i vertici indiani non dormono sonni tranquilli anche perché il divario sia in termini di superiorità tecnologica che di budget per la difesa si sta nettamente allargando. Come faceva notare un esperto militare sul quotidiano “The Times of India”, a Nuova Delhi manca una “gamba” della triade nucleare, ovvero quella dei sommergibili, che è anche quella più importante perché non visibile dai satelliti spia. Da ormai 25 anni l’India sta sviluppando in proprio dei sottomarini nucleari chiamati Atv (Advance Technoly Vessel), mentre di recente ne sta acquistando due dalla Russia, che è il principale fornitore di difesa.
C’è poi un'altra fonte di preoccupazione per l’India che starebbe “soffrendo in silenzio” la pirateria informatica cinese, come scriveva sempre il Times of India la scorsa settimana. Nell’ultimo anno e mezzo, secondo fonti del governo, si sarebbero verificati numerosi attacchi a website di organismi pubblici e anche privati da parte di “hackers” cinesi. Sono stati presi di mira in particolare il sito internet nel National Informatics Center e il sito del Ministero degli Esteri. I cinesi userebbero dei “bot”, ovvero dei programmi nascosti in un network che trasformano i computer in “zombies”, quindi al servizio dei pirati informatici. Anche in materia di “guerra cibernetica” l’India si troverebbe sguarnita e questo sarebbe un’ulteriore fonte di preoccupazione per la sua immagine di polo mondiale dell’IT.
mercoledì 7 maggio 2008
India- Cina, corsa al riarmo nucleare tra missili e sommergibili
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