giovedì 8 maggio 2008

Ciclone Nargis, sì agli aiuti, no agli stranieri

In onda su Radio Vaticana
In un comunicato diffuso oggi il governo birmano ha detto che accetta il materiale umanitario, ma rifiuta l’aiuto del personale straniero necessario a coordinare i soccorsi. Nonostante gli appelli delle Nazioni Unite e della comunità internazionale la giunta militare non sembra intenzionata ad allentare le restrizioni imposte sul rilascio dei visti. Alcuni aerei delle Nazioni Unite e della Croce Rossa Internazionale carichi di generi di prima necessità e in particolare di biscotti ad alto valore energetico sono in arrivo anche oggi, ma l’entità dell’aiuto potrebbe essere molto superiore. Una nave degli Stati Uniti aspetta da giorni al largo il permesso di sbarcare. Finora sono stati ammessi solo gli aiuti di Paese asiatici, come la vicina, l’India che sta inviando tonnellate di viveri, medicinali e generatori per la corrente elettrica.
Secondo una nuova stima dell’Onu sarebbero un milione e 500 mila le persone gravemente colpite dal ciclone Nargis di una settimana fa, mentre si parla ormai diffusamente di 100 mila morti. Ma a preoccupare sono le condizioni dei sopravissuti soprattuto nelle aree rurali del delta meridionale dell’Irrawaddy, che sarebbero ancora in parte isolate dal resto del paese. La televisione birmana ha mostrato le immagini dei militari aiutare gli sfollati e curare i feriti, ma secondo molti esperti i mezzi del governo non sarebbero sufficienti per far fronte ad un’emergenza di così vaste proporzioni.

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